La grande Bolla delle Criptovalute: ecco perché NFT, Metaverso e DeFi non servono a NULLA!

La “bolla delle criptovalute”: esaminiamo un libro scritto da un irriducibile cripto hater. Le argomentazioni dello scrittore sono valide?

Opinione personale: Ci sono persone a cui non piacciono le criptovalute, o non credono nella tecnologia sottostante. E poi ci sono persone che odiano le criptovalute.

bolla criptovalute
Adobe Stock

Un irriducibile odiatore di criptovalute è Stephen Diehl. È l’autore di “Popping the Crypto Bubble” un libro che critica le criptovalute, l’industria blockchain e la cultura che la circonda. In questo articolo lo sintetizziamo e lo analizziamo, immergiamoci!

Un riassunto dello “scoppio della bolla delle criptovalute”

Popping the crypto bubble
(credits: poppingthecryptobubble.com)

Il libro inizia con l’interpretazione non filtrata di Diehl riguardo le criptovalute. Citiamo:
La criptovaluta è una truffa gigante, anche se una truffa complicata che utilizza tecno-bolle, economia eterodossa e rabbia populista per offuscare il suo funzionamento. Una truffa perfetta per l’era post-verità dei social media, in cui la fiducia nelle istituzioni e negli esperti è ai minimi storici“.

La breve introduzione è quindi seguita da una breve storia dell’industria delle criptovalute, concentrandosi principalmente sulla novità tecnologica che era Bitcoin (che Diehl minimizza palesemente), e l’era ICO che è culminata alla fine della bull run del 2017.

Quindi l’autore copre diverse bolle di mercato, a partire dal 1700 e finendo con quella che chiama “The Crypto Bubble”. Questo confronto tra asset sopravvalutati – o addirittura fondamentalmente privi di valore – è il filo conduttore di tutto il libro.

La sezione successiva evidenzia diversi problemi del mondo cripto:

  • Economici: Diehl sostiene che la riserva di valore e il mezzo di scambio si contraddicono a vicenda (e le criptovalute non sono nessuna delle due, al momento).
  • Tecnici: le blockchain sono difficili da scalare, e quelle pubbliche sono inutili per le aziende a causa di problemi di conformità.
  • Di valutazione: le criptovalute si basano sulla teoria del Greater Fool (hai sempre bisogno di trovare un nuovo pazzo a cui vendere le tue monete).
  • Ambientali: le criptovalute ha un’enorme impronta di carbonio e producono rifiuti elettronici.

La “bolla delle criptovalute”: di cosa parla il libro

La prossima sezione parla dei problemi della cultura delle criptovalute. Il criptoanarchismo è un velato tentativo di smantellare lo stato delle cose. Il tecnolibertarismo significa elevare la tecnologia fino ad essere la soluzione ai problemi della società. L’economia austriaca è una teoria pseudoeconomica (secondo l’autore), mentre il nichilismo finanziario è la convinzione che tutto sia un Ponzi e alla fine c’è non è un valore intrinseco in nessun asset.

Un’altra sezione riguarda i problemi etici delle criptovalute: la prevalenza di truffatori, l’utilizzo delle criptovalute per attività illecite e gli aspetti cultuali della cultura cripto.

Infine, un altro paio di sezioni parlano dei problemi economici e tecnici delle criptovalute:

Il libro si chiude con un breve quadro di discussione, ma alla fine sostiene un divieto totale delle criptovalute perché sono fondamentalmente inutili e fanno molto più male che bene.

Critiche allo “scoppio della bolla delle criptovalute”

Diehl ha più volte scritto sul suo blog contro criptovalute e blockchain, e per diversi anni. I lettori che hanno familiarità con il suo contenuto riconosceranno molti punti di discussione rimaneggiati in questo libro. Ma il rimaneggiamento dei contenuti è uno dei problemi minori del libro. Vediamo alcuni punti discutibili.

Presentare argomenti come fatti indiscutibili

Citiamo un esempio da pagina 53:

Tuttavia, la totalità delle criptovalute è quasi universalmente riconosciuta come una bolla economica. Secondo l’opinione di otto premi Nobel, il bitcoin è, nelle loro parole, un’ovvia bolla economica“.

Per quanto intelligenti possano essere i premi Nobel, sono anche umani e fallibili. Quindi la loro opinione non è di certo un “riconoscimento universale“.

Un altro esempio da pagina 67:

[…] “il denaro basato sulle commodity è una brutta base su cui costruire imprese produttive o gestire un’economia“.

Lo è, e allora? Le valute Fiat sono un esperimento vecchio di 50 anni ancora in corso che potrebbe ancora prendere una brutta piega, considerando il crescente onere del debito nelle economie avanzate. Diehl non solo è dogmatico come le persone che critica, ma ha anche un difetto logico nella sua argomentazione. Se la “tecnologia del denaro è un’evoluzione incrementale” e Bitcoin è un’evoluzione del denaro, come può essere spazzatura?

Un altro esempio potrebbe essere l’argomento secondo cui il caso d’uso principale delle criptovalute è l’attività illecita, anche se questo è stato smentito numerose volte. La droga in strada si compra con gli euro o si baratta con mucche e grano?

Diehl presenta alcune considerazioni personali come fatti, anche se non possono essere definitivamente provati come tali.

Non sono presentate alternative

Diehl in realtà identifica correttamente molti difetti delle criptovalute. Le criptovalute possono essere viste come “un’ideologia di evasione dall’attuale oligopolio tecnologico“. Ma non è necessariamente una cosa negativa, né Diehl suggerisce alternative per rompere l’oligopolio delle aziende tecnologiche.

Diehl definisce le criptovalute una falsa alternativa, ma limita il suo punto di vista a “rafforzare le istituzioni“, anche se quelle stesse istituzioni hanno perso la fiducia delle persone che – anche per questi motivi – si sono rifugiate nelle criptovalute.

Ad essere onesti, Diehl propone il seguente quadro di discussione:

  1. Come si inseriscono nei mercati le attività finanziarie senza reddito e valore intrinseco;
  2. Gli effetti che generano le criptovalute sono positivi o negativi per il mondo?
  3. Possiamo conciliare i costi energetici incontrollati – associati ai programmi di mining del meccanismo Proof of Work – con i nostri obiettivi climatici? Se sì, come?
  4. Come proteggiamo il pubblico dalle truffe sugli investimenti in criptovalute?
  5. Come possiamo evitare che monete speculative iper-volatili e soggette a rischi estremi creino un rischio sistemico nell’economia in generale?

Tutte queste sono domande giuste e rappresentano un buon punto di partenza. Tuttavia, le sue “soluzioni” si limitano a tre brevi punti:

  1. Regolamentare le criptovalute come titoli e far rispettare le leggi sulla registrazione.
  2. Divieto di schemi monetari surrogati derivati ​​da valute sovrane.
  3. Utilizzare il Firewall sui criptoasset.

Anche se questi punti non sono completamente sbagliati, non possono essere la base di una discussione onesta sulle criptovalute.

La potenziale innovazione portata dalle criptovalute viene respinta a priori

Supponiamo che il mercato delle criptovalute sia davvero solo un grande casinò.

In primo luogo, questo è un caso d’uso in sé, dal momento che i casinò forniscono una forma di intrattenimento (sebbene in tal caso le criptovalute dovrebbero farlo meglio delle attuali forme esistenti).

In secondo luogo, questo non esclude l’innovazione che può avvenire nel backend, come ad esempio nel coordinamento sociale o nel campo finanziario. Il primo può portare a una migliore iterazione delle reti di social media o a maggiori ricompense nei confronti dei creators del web. Il passo successivo della finanza finanza tradizionale potrebbe essere la DeFi, meno basata sulla speculazione rispetto a quella attuale.

Insomma, oggi il mercato cripto è indubbiamente guidato dalla speculazione. Ma questo non significa che rimarrà sempre così. Soprattutto quando finalmente avremo delle normative in grado di eliminare gli elementi più nocivi e tossici, offrendo delle soluzioni a problemi reali.

Considerazioni finali

Nel complesso, questo è un libro interessante che merita una lettura, soprattutto se sei pro-cripto. Solleva diversi validi spunti di critica, anche se l’autore non propone un punto di vista “imparziale” sul tema.

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