Sfatiamo i 7 miti più grandi e radicati sull’energia utilizzata nel mining di Bitcoin: è davvero tutto così negativo come sembra?
In questo articolo sfatiamo i miti più comuni sul mining di Bitcoin e sull’energia utilizzata per farlo. Leggi di più.
Il nostro articolo sul mining di bitcoin alimentato tramite combustione di gas naturale ha spiegato come la rete Bitcoin potrebbe potenzialmente essere rivoluzionata, e diventare una parte importante della produzione generale di energia. Ma sappiamo già che tutto questo non convincerà gli scettici.
L’ultima parte di questa serie di 7 Miti e Leggende illustrerà il caso del mining di BTC per rivoluzionare la produzione di energia. Ma questo topic ce lo teniamo per un altro articolo, con il vostro permesso. Ecco 7 miti sul mining di Bitcoin: immergiamoci!
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Mito #1: il mining di Bitcoin ha una grande impronta carbonica
Secondo Digicoinomist, il mining di BTC ha l’impronta di carbonio equivalente all’intera Romania.
Suona male, ma bisogna considerare l’intero contesto. In primo luogo, l’impronta di carbonio della Romania nel 2019 si è classificata solo al 51° posto e non è stato altro che un “errore di arrotondamento” rispetto ai maggiori “inquinatori” del mondo. Quindi – per definizione – anche l’impronta di carbonio di Bitcoin non è altro che un errore di arrotondamento. In confronto, l’impronta di carbonio della Cina è 50 volte più grande, quella degli Stati Uniti più di 150 volte e anche quello della Polonia è 4 volte più grande.
Il flaring di gas naturale ha un’impronta carbonica 10 volte maggiore rispetto al mining di BTC, e non genera alcun vantaggio se l’energia in eccesso non viene utilizzata.
In secondo luogo, si può sostenere che il mining di BTC sia giudicato su basi moralistiche senza motivo. Il ragionamento è più o meno questo:
“BTC buono solo per la speculazione > L’attività mineraria consuma molta energia > Più speculatori cattivi, più miners cattivi”.
Anche se assumiamo che tutti i Bitcoin siano usati sempre per scopi speculativi (cosa non vera), questa argomentazione è viziata. Per due ragioni.
Innanzitutto, quale sarebbe l’impronta carbonica se gli speculatori utilizzassero qualcosa di diverso da BTC? E se tutti i soldi andassero ai casinò? Corse di cavalli? I critici pretendono che il mining possa generare un’impronta di carbonio dove altrimenti non ci sarebbe, ma non è vero. Anche molti altri settori inutili e guidati dalla speculazione hanno un’impronta carbonica importante. Nessuno ha mai indagato sulle emissioni dei centri scommesse come hanno fatto per Bitcoin.
In secondo luogo, non possiamo misurare l’impatto positivo di Bitcoin (protezione del capitale, trasferimenti di denaro peer-to-peer) rispetto a quelle negative (mining). Come quantifichiamo il valore immateriale generato da BTC? E come lo paragoniamo ai suoi impatti negativi? È quasi impossibile valutare oggettivamente entrambe le parti. In qualche modo, il settore finanziario tradizionale non viene giudicato allo stesso modo.
Mito #2: Bitcoin danneggia altri settori attraverso il mining, e aumenta i costi dell’elettricità
Storie come questa sono musica per le orecchie di chi odia Bitcoin. Questa argomentazione ignora due fatti importanti.
In primo luogo, i miners sono incentivati a livello economico a cercare la fonte di energia più economica. Ecco perché il mining con gas combusto è così attraente, o svolgere tale attività in paesi come il Kazakistan con bassi costi dell’elettricità. Ma la maggior parte delle volte, i miners non competeranno mai con la domanda di elettricità dei consumatori al dettaglio.
In secondo luogo, il guasto delle reti elettriche a causa dell’eccesso di domanda è comunque un feedback di mercato. I miners di bitcoin hanno semplicemente trovato un’inefficienza di mercato (elettricità a basso costo) e l’hanno chiusa. In effetti, i miners di Bitcoin forniscono un feedback prezioso. Con una regolamentazione corretta, potresti persino tassare i miners e reindirizzare le entrate fiscali per migliorare la rete.
Mito #3: il mining di Bitcoin è dannoso per la rete elettrica
Abbiamo chiarito che i miners non possono essere accusati di possedere infrastrutture scadenti. Ma contribuiscono a sovraccaricare la rete elettrica?
Non necessariamente. Ad esempio, i miners del Texas hanno spento i loro impianti durante la recente ondata di caldo nella loro zona. Poiché le piattaforme minerarie possono essere spente con un preavviso molto breve (fino a pochi minuti), possono reagire in tempo reale alla domanda di elettricità. Se non altro, il mining di Bitcoin fa bene alla rete poiché aiuta a smussare la domanda. Tratteremo nel prossimo articolo come lo fanno esattamente, salva Crypto.it tra i preferiti per non perderlo.
Mito #4: il mining di Bitcoin è dannoso per alcune community, vediamo quali
Questo studio sostiene che il mining di BTC trae vantaggio da “instabilità economiche, normative deboli e accesso a energia e altre risorse a basso costo“.
Questo è oggettivamente corretto, ma non pensi che la soluzione sia… aggiustare le instabilità economiche e le normative deboli?
Per ribadire un concetto già affrontato: i miner si limitano a fornire feedback sul mercato. Una possibile soluzione sarebbe non quella di vietare ai partecipanti l’accesso al mercato, ma migliorare le regole del mercato. Inoltre, un “divieto mondiale” sul mining è altamente irrealistico, poiché i paesi sono incentivati a catturare gli affitti dai miners che cercano elettricità a basso costo.
Mito #5: il mining di Bitcoin sta diventando sempre meno verde.
Questo studio estrapola una tendenza di breve termine (miner che migrano dalla Cina negli Stati Uniti) e conclude dicendo: il mining di Bitcoin è negativo!
Ma se osserviamo più da vicino i dati, possiamo distinguere chiaramente le seguenti tendenze per quanto riguarda l’energia utilizzata:
- Carbone;
- Idroelettrico;
- Combustibili fossili;
- Rinnovabili non idroelettriche;
- Nucleare;
- Petrolio.
Il mining con l’energia nucleare è in aumento, così come quella con il gas naturale. Il mining con carbone (molto sporco, pessimo) oscilla tra il 30% e il 50%, ma non c’è una tendenza chiara. L’energia idroelettrica è in crisi, ma è già stata in quella situazione negli anni, e si è sempre ripresa. Nel complesso, la sostituzione di un eventuale “BTC idroelettrico” con “BTC gas naturale” potrebbe essere sistemica o solo una tendenza di breve termine.
Inoltre, abbiamo capito in precedenza che l’impronta carbonica del mining di BTC è un errore di arrotondamento, se guardiamo il quadro più ampio. Quindi questo argomento potrebbe essere considerato almeno impreciso e fuorviante.
Mito #6: Bitcoin utilizza molta energia per elaborare ogni transazione
Questo è un altro argomento di riferimento dei critici. Ma confonde il concetto di consumo energetico marginale e consumo energetico complessivo. Lyn Alden lo spiega bene con la seguente analogia (parafrasata):
La tua lavatrice utilizza la stessa quantità di energia, indipendentemente dal fatto che sia piena o vuota. Allo stesso modo, i blocchi BTC estratti utilizzano la stessa quantità di energia, indipendentemente dal fatto che lo spazio dei blocchi venga utilizzato o meno.
Puoi essere arrabbiato con la tua lavatrice ed accusarla di inquinare l’ambiente. Puoi scegliere di lavare a mano, oppure puoi pensare che lavare i tuoi vestiti sia moralmente sbagliato. Ma il paio di calzini sporchi che aggiungi non aumenta né riduce la CO2 utilizzata per ogni calzino lavato.
Quindi no, non puoi misurare il consumo di energia BTC in modo lineare.
Mito #7: il mining di Bitcoin è intrinsecamente dispendioso
L’argomento finale è che il mining è solo uno spreco, e dovremmo usare altre alternative già esistenti per immagazzinare valore e transazioni.
È vero?
In primo luogo, l’energia non è uguale all’elettricità. Anche se il mining di BTC utilizza nominalmente molta elettricità, non è un problema se l’elettricità è abbondante o – ancora meglio – pulita. Possiamo risolvere il secondo problema con la regolamentazione, e il primo indipendentemente dal mining di bitcoin.
In secondo luogo, i concorrenti di mercato di Bitcoin non sono migliori in termini di impatto ambientale. In effetti, l’estrazione di oro e la gestione di filiali bancarie lascia un’impronta carbonica maggiore rispetto al mining di bitcoin. Hass McCook ha approfondito a nostro parere molto bene sul costo e la sostenibilità di BTC: la citazione più importante è:
“Bitcoin consuma/emette meno della metà di ciò che fa l’industria dell’estrazione dell’oro, e meno di un quinto di ciò che fanno le filiali bancarie e gli sportelli automatici“.
Quindi anche questo è fuorviante, se non del tutto sbagliato.
Considerazioni Finali
In breve:
- No, il mining di Bitcoin non è tutto rose e fiori.
- Sì, il mining di Bitcoin ha un’impronta carbonica rilevante.
Tuttavia dovremmo discutere i pro e i contro del mining di Bitcoin in modo equilibrato. I fatti sono che gli effetti a lungo termine dell’attività di mining sulla rete elettrica sono poco compresi. Il mining di bitcoin potrebbe assolutamente diventare un modo per rivalutare una pratica di per sé dannosa, come la combustione del gas naturale.
Ma si può fare su larga scala? E il mining di Bitcoin potrebbe cambiare il modo in cui produciamo elettricità? Che ruolo giocano la politica e le normative?
Risponderemo a tutte queste domande nella puntata finale di questa miniserie. Salva Crypto.it tra i preferiti: ci vedremo presto!