Bitcoin ed Ethereum sono materie prime, ovvero commodities? Ma soprattutto: c’è bisogno di inquadrarle in un’asset class “tradizionale”?
Che cos’è una commodity? E perché BTC dovrebbe esserlo, mentre ETH no? Scoprilo qui!
Un paio di settimane fa Gary Gensler ha detto che Bitcoin è l’unica criptovaluta che può essere definita una commodity.
GG voleva dire che ETH non lo è? In questo articolo useremo in modo intercambiabile commodity – materia prima e security – titolo, e tratteremo:
- Cos’è una commodity e cos’è una security?
- Bitcoin ed Ethereum sono materie prime? E in che cosa differiscono?
- Le implicazioni dell’ascesa delle materie prime digitali.
Immergiamoci.
Table of Contents
Commodities (o materie prime): ecco cosa sono
Wikipedia definisce le materie prime come segue:
Una commodity è un bene economico, di solito una risorsa, che ha piena o sostanziale fungibilità: cioè, il mercato tratta le istanze del bene come equivalenti o quasi, indipendentemente da chi le ha prodotte.
Piena fungibilità significa che un’unità è equivalente ad un’altra unità. Ad esempio, le valute legali come l’euro hanno la piena fungibilità poiché le banconote sono identiche (a parte il numero di serie). Anche le criptovalute, siano esse token o coin, sono completamente fungibili. Un Bitcoin è uguale ad un altro Bitcoin.
Le materie prime quindi sono utilizzate per la produzione o il consumo: questo può essere vero, ma non è una regola ferrea. Ad esempio, il petrolio viene utilizzato per produrre altri beni. L’oro invece è spesso usato nella sua forma (quasi) originale come riserva di valore e non produce nulla.
Inoltre, le merci non devono essere necessariamente fisiche. Lo spazio di archiviazione nel cloud è un bene digitale. L’elettricità è una commodity non fisica.
Le materie prime possono essere asset e viceversa. Ad esempio, il settore immobiliare è un asset ma non una commodity. La valuta Fiat è sia un bene che una commodity.
Le commodities spesso non sono perfettamente fungibili. Il petrolio greggio – spesso indicato come la commodity tipo – ha parametri di riferimento diversi. L’olio può essere pesante o leggero e agrodolce, che si riferisce alla sua densità e al contenuto di zolfo. Questo fondamentalmente influenza la facilità di produzione e quindi il prezzo.
Un altro modo di differenziare le commodities può essere il loro processo di produzione. Il sale – un’altra tipica commodity che è praticamente indistinguibile nel gusto – può essere estratto in diversi modi. Alcuni consumatori si preoccupano anche di quanto sia sostenibile il processo di produzione, e quanto questo influenzi il prezzo della materia prima. Pertanto praticamente tutte le commodities esistono anche come prodotto, con un valore maggiorato.
Security (o titolo): ecco che cos’è
Lo United States Securities Exchange Act del 1934 definisce un titolo come uno strumento finanziario fungibile che rappresenta una posizione di proprietà e viene utilizzato per raccogliere capitali sotto forma di azioni (equity), obbligazioni (bond) o una combinazione di entrambi.
Prima dell’ascesa delle criptovalute, un titolo non poteva essere una commodity. I titoli sono attività finanziarie negoziabili. Ad esempio, le azioni sono titoli azionari e le obbligazioni sono titoli di debito. Anche un derivato – come un contratto future su una commodity – è un titolo. Tuttavia, una commodity di per sé non è un titolo, perché non esiste un emittente. L’invenzione delle criptovalute ha sollevato una questione interessante: una risorsa digitale è una commodity, una security o entrambe le cose?
L’Howey test può essere un modo per rispondere a questa domanda. Il test stabilisce se una transazione si qualifica come un “contratto di investimento“, e quindi si può considerare un titolo soggetto ai requisiti di registrazione secondo le leggi. Secondo il test di Howey, un titolo:
- É un investimento di denaro;
- In un’impresa comune;
- Con l’aspettativa di profitto;
- Che possa derivare dagli sforzi degli altri.
Ad esempio, il lancio di una società e l’emissione di azioni non superano il test di Howey, perché l’acquisto di azioni è una transazione con l’aspettativa di profitto derivata dagli sforzi dei dipendenti dell’azienda (e quindi dal personale interno all’azienda).
Bitcoin ed Ethereum sono commodities?
Per rispondere a questa domanda, dobbiamo capire cosa sono e cosa fanno BTC ed ETH.
Un Bitcoin (o un Ethereum) è la rappresentazione del blockspace sulle blockchain di Bitcoin ed Ethereum. Il caso d’uso della blockchain di Bitcoin è principalmente la memorizzazione e l’invio di valore, ad es. denaro. Gli utenti della rete acquistano monete per negoziare valore in modo decentralizzato e resistente alla censura, o per immagazzinare valore nella speranza che il blockspace diventi più costoso.
Anche sulla blockchain di Ethereum gli utenti possono effettuare transazioni di valore. Ma Ethereum viene utilizzato più frequentemente per eseguire i famosi contratti intelligenti. Questi codici ci consentono di creare applicazioni che utilizzano la struttura decentralizzata di Ethereum come “sistema operativo“. Quindi, Ethereum è una specie di computer mondiale decentralizzato.
Nota che ETH (la criptovaluta) potrebbe essere una commodity, ma Ethereum (la rete) no.
A volte sentirai parlare di BTC come oro digitale e di ETH come petrolio digitale. Questa analogia è sostanzialmente corretta, poiché ETH viene “consumato come carburante” per eseguire contratti intelligenti che costituiscono applicazioni decentralizzate.
La risposta breve è sì. BTC ed ETH sono commodities digitali. Ma se il blockspace in sé e per sé è una commodity digitale, allora tutte le blockchain sono commodities. È qui che dobbiamo fare un’ulteriore distinzione tra materie prime e titoli.
Bitcoin ed Ethereum sono titoli?
Per rispondere a questa domanda, dobbiamo capire la differenza tra beni pubblici e privati.
- Pubblico: non appartiene a nessuno e può essere utilizzato da chiunque (es. aria).
- Privato: è limitato – nella sua disponibilità – ai suoi proprietari ed a coloro che ne hanno accesso (strade private).
- Privato rivale: quando il consumo del bene da parte di una persona impedisce ad altri di consumarlo.
In base a tale definizione, la rete Bitcoin è un bene pubblico rivale. La rete non appartiene a nessuno e non esiste un controllo centralizzato su di essa. Ma possiamo dire che – più persone usano il suo blockspace – maggiori saranno le commissioni di transazione.
Anche la rete Ethereum è attualmente un bene pubblico rivale. Tuttavia alcuni temono che il suo passaggio al proof-of-stake possa renderlo più simile a un bene privato, dove gli indirizzi possono essere censurati. I più grandi nodi validatori apparterranno a player istituzionali come gli exchange centralizzati: se così fosse, potrebbero accumulare più ETH attraverso lo staking reward, che introduce così un rischio di centralizzazione in Ethereum.
Bitcoin supera il test di Howey poiché, all’inizio, non c’era alcuna aspettativa di profitto e nessuna controparte su cui fare affidamento per ottenere Bitcoin. In altre parole, possedere BTC non significa possedere la rete.
Il caso di Ethereum non è così chiaro. Ciò è dovuto principalmente al fatto che ETH è stato venduto per raccogliere fondi al fine di avviare la rete Ethereum. Questo implica anche – almeno inizialmente – una dipendenza dagli sforzi della Ethereum Foundation per far decollare la rete. Inoltre, si potrebbe obiettare che l’imminente passaggio al proof-of-stake implichi una partecipazione nella rete simile al possedere delle azioni che pagano dei dividendi (dallo stake). Ma di solito si concorda sul fatto che Ethereum sia così decentralizzato da non potersi qualificare come security.
Invece è molto più probabile che altre blockchain vengano considerate titoli a causa della loro centralizzazione. Ethereum è considerata la blockchain più decentralizzata, tra quelle orientate agli smart contract. Altre chain per guidare il loro sviluppo – e quindi la loro redditività – si affidano in misura molto maggiore a un team centralizzato.
I lanci di nuovi token sono praticamente sempre titoli. Questo è il motivo per cui la maggior parte dei white paper afferma esplicitamente che non vi è alcuna aspettativa di profitto per un token di governance praticamente senza valore.
Le implicazioni delle materie prime digitali
La domanda ovvia è: ok, BTC ed ETH sono materie prime digitali. E allora?
Questa percezione ha implicazioni per quanto riguarda il loro comportamento commerciale.
Le criptovalute sono attualmente considerate un’asset class altamente speculativa e rischiosa (il che è sacrosanto). Tuttavia – se la loro percezione cambia in materie prime digitali (e scarse) – questo influenzerà il loro prezzo e il comportamento degli investitori. Ad esempio, ci si aspetta che Bitcoin diventi meno volatile nel lungo periodo. A seconda del tasso di adozione della rete – spinta lato domanda – e di soluzioni di scalabilità come Lightning Network – spinta lato offerta – Bitcoin potrebbe finalmente diventare il famoso oro digitale.
ETH invece è più simile ad un’azione ad alto rischio ipercrescita nel settore blockchain. Vanta un prodotto altamente sperimentale – il suo “sistema operativo decentralizzato” – e non ha ancora compreso appieno i suoi casi d’uso. Ma il potenziale è enorme, dal gaming alla tokenizzazione e ad una migliore monetizzazione di interi settori. Il suo successo dipenderà dal successo del tanto atteso Merge e dall’adozione di soluzioni di scalabilità come Optimism, Arbitrum, zkSync e Starkware .
Sebbene Ethereum ad oggi possa essere comparabile ad un titolo, è molto improbabile che lo sarà in modo ufficiale. Un intero settore si è sviluppato grazie al trading di queste due criptovalute, e questi potenti gruppi di investitori non hanno interesse a cambiare lo status quo. Più a lungo ETH non viene dichiarato un titolo, più è probabile che le cose rimangano come sono.
Considerazioni finali
BTC ed ETH sono quindi materie prime, poiché forniscono una commodity digitale molto ricercata nel blockspace. Lo stesso non si può dire per la maggior parte delle altre criptovalute. Resta da vedere se il mercato alla fine sarà d’accordo con questa percezione.